lunedì 23 giugno 2008
domenica 22 giugno 2008
I.O.S. ITALY ON SUNDAY - nuovo blog per tutte le scrapper!!!
"...ogni settimana sceglieremo un tema ed ognuno di voi puo' cimentarsi con un lavoretto, una card, una ATC, una tag, un oggetto alterato.L'unica regola e' postarlo sul proprio blog o una gallery e lasciare qui un messaggio con il proprio link. E' una maniera per condividere le idee e per farci conoscere fuori dai nostri confini, perche' bisogna promuovere lo scrap e le scrapper italiane, secondo noi bravissime, creative ed originali!Ogni settimana fra tutti i commenti ne estrarremo uno con random.org che si portera' a casa gli esempi delle designer. Chi partecipera' almeno a 3 temi (non necessariamente consecutivi), entrera' nella lista della partecipanti che speriamo diventi lunghissima.Eppoi si puo' anche diventare ispiratrici del tema della settimana, proponendo un tema, e diventando designer della settimana.Ci piacerebbe che in tanti partecipassero! Lasciatevi ispirare!
Every sunday we will propose a theme and we'd like you partecipate with a piece of art, a card, an ATC , a tag and whatever you are inspired to.Leave a comment here with a link to your creation, we randomly pick up the one that will receive the designer creations of the week.
You can even became ''Designer or the week", sending us your original theme by e-mail."
giovedì 19 giugno 2008
domenica 8 giugno 2008
Grazie Monica!
2) ogni blog deve presentare il nome dell’autore, e il link del suo blog in modo che tutti lo possano visitare
3) ogni vincitore deve mettere in mostra il premio insieme al nome di chi lo ha premiato e il link al suo blog
4) il premio deve mostrare il link al blog ARTE Y PICO, dove è nato il premio stesso
5) pubblicare le regole
Ora, perdonatemi per questo modo indegno di mettere i link, ma se qualcuno mi spiega come fare a farli apparire cliccando sul nome gliene sarò grata in eterno!!!
giovedì 5 giugno 2008
Pesciolini x la scuola materna (con magnete, da "pescare")
martedì 3 giugno 2008
lunedì 2 giugno 2008
SCRAPPER! un racconto di Marco Candida
Tra questi... uno su di noi!!!
Ho conosciuto Marco un pomeriggio che è venuto a casa mia insieme a Bà e come capita a tutti anche lui è stato travolto dal mio entusiasmo per lo scrap. Colpito. Forse SCONVOLTO! LOL! E quel pomeriggio è nato questo racconto.
Ringrazio Marco per averlo scritto e dedicato a Bà e a me...
http://lamaniaperlalfabeto.splinder.com/post/17263867/Scrapper%21
SCRAPPER!
Fai le cose per bene. La inviti a cena. Casa tua. Cucini tu. Palline di prosciutto in brodo.
Pasta di Pierina. Lesso con pearà. Bistecche alla Isa. Biscotti di nonna Maddalena. Torta di
pane. Fai le cose per bene. Sì. Metti musica di prima scelta. Coleman Hawkins. Art Tatum. Jaco Pastorius. Lei si presenta con un Namoru Nagano. Cuspidi. Placche metalliche. Le manca la frusta. Tu addosso hai un Fritz August Breuhaus. L’hai ereditato. Dal nonno. Dopo la cena, lei ti schiaccia un Manolo Blanhnik. Sullo sterno. Ti fa a pezzi. Non puoi chiedere di meglio. Una virago. Una geisha. Una santadonna. Hurrà. Poi. Ti svegli. È mattino. Lei è andata. Ti dici: “Boh?” Prendi i calzoni. Boh? Dov’è? Infili la gamba destra. Boh? Che sia successo qualcosa? Infili la gamba sinistra. Boh? Colpa tua? Tiri su la cerniera della patta. Boh? Fai per chiudere il bottone. E. Ti rendi conto che il bottone non c’è. È un bottone di madreperla. Ti scoccia. Dov’è finito? Ti fa rabbia. Perdere i bottoni. Perdi bottoni sempre. Li perdi sempre. Tre settimane fa ti sei reso conto che ti è rimasto un bottone soltanto del cappotto. Gli altri bottoni… spariti. Che rabbia.
Bottoni di corozo. L’avorio vegetale. Arricchisce l’abbigliamento. Il classico. Lo sportswear. La maglieria. La arricchisce. Dove sono finiti i bottoni? Dio, tu ci tieni a queste faccende. Lo stile. Dio. Lo stile. Hai perso bottoni di poliestere. Hai perso bottoni di corno. Bottoni di galatite. Bottoni di rafia. Li hai persi. Deve essere lo stress. Colpa della metro. Colpa dei tassisti. Colpa dei ristoranti. Certa carne che ti servono sembra pompata d’asteroidi. Roma. Che città. Ti fa stress. Guardati le unghie. Tutte mangiate. Guardati i lati del pollice. Tutti scavati. Ti aspetta un’ulcera perforante. Ecco cosa. Ti stacchi i bottoni dallo stress. Ecco cosa. Li tormenti. Senza accorgerti. Poi li perdi. Sì. Guardi a destra. Guardi a sinistra. Sul pavimento il bottone non lo trovi. Ti togli i calzoni. Apri un cassetto. Tiri fuori altri calzoni. Infili la gamba destra. Infili la sinistra. Tiri su la cerniera della patta. Il bottone, non c’è.
Lo dicevi a lei. Del bottone. Della sua importanza. A ristorante. A letto. Boh? Non lo ricordi.
Ma glielo dicevi. “Lo sapevi – le dicevi – che durante la guerra di secessione statunitense 1861/ 1865 nordisti e sudisti portavano divise con i bottoni cuciti sulla schiena? Così volevano i comandi. In questo modo i soldati non dormivano troppo a lungo. E non russavano. Si voltavano da un fianco all’altro. Appoggiavano la schiena. Venivano punzecchiati dai bottoni. E si svegliavano”. “Lo sapevi – le dicevi – che la Regina d’Inghilterra aveva fatto cucire bottoni sulle maniche delle divise militari per evitare che i soldati si pulissero il naso con la manica?” “Lo sapevi – le dicevi – che nel 1936 a Milano i bottoni d’oro erano vietati per chi non fosse cavaliere o dottore in legge o in medicina?”. Tre o quattro volte devi anche averle riassunto la storia del bottone. Le piaceva. 1100. Data di nascita del bottone. Ufficiale, almeno. “Pur trovandosi come elemento decorativo anche durante l’età etrusca e nell’oreficeria dei nomadi asiatici del VII e VIII secolo – le dicevi – è nell’età moderna che durante le crociate attraverso gli ottomani il bottone è arrivato alla nostra cultura. L’uso si diffonde in Francia verso il 1200 ad opera degli artigiani, ma le fabbriche nascono solo tra la fine del 1600 e l’inizio del 1700. A Birmingham. In Italia, invece, la prima produzione risale al 1870".
Non parlate dei bottoni soltanto. Parlate soprattutto di moda. Di stilisti. Perché questo c’entra
con la tua attenzione per lo stile. Frida Giannino. Alberta Molinari. Le parli di stile. Lo stile. Dio. Lo stile. Lei ti ascolta. La virago. La valchiria. La dominatrice. Parla pochissimo. Fa parlare te. A te va più che bene. Lei, sembra non saper parlare d’altro che di scrap. E’ un periodo, dice. Poi le passa. Ma adesso: scrap. E ancora: scrap. E sempre: scrap.
Che cos’è lo scrap? “Prima di tutto – ti dice – scrap significa “ritaglio” e book “libro”, e
scrapbooking significa libro di ritagli. Fornire una definizione, però, non si può. Molte di noi,
tra l’altro, lo praticano senza nemmeno saperlo. Chi ama scattare foto a più non posso. Poi
raccoglie in un album. Inserisce nomi. Inserisce date. Inserisce luoghi. Sensazioni. Qualunque
ritaglio. Bigliettini. E’ una tecnica che ha origini molto antiche. Pare risalga agli inizi dell’800.
Si pensa che lo scrap sia nato in America. Non è così. Lo scrap è nato in Germania. Vedi – ti dice – lo scopo dello scrapbooking è salvare i momenti. Così una pagina scrap dovrà contenere fotografie – tagliate rotonde, quadrate, triangolari, appiccicate per il diritto, per il rovescio, all’incontrario, come si vuole. Si possono usare i templates, dove incastonare le foto. E il journaling. Io ci metto Munari. Ci metto Rodari. Difficilmente faccio journalig: non so cosa mettere. La parte divertente, però, sono gli embellishments. Lì ci si può sbizzarrire. Però bisogna stare attenti. Una volta ho attaccato una cosa, non mi ricordo cosa, adesso… Una cosa… Be’ insomma questa cosa, comunque, qualunque fosse non era acid free. La foto s’è sbiancata. S’è tutta scancellata. Che rabbia. Per colpa dei solventi. Capito? Guarda – ti dice – lo scrap è una bomba. È creatività allo stato puro. Dovresti provare. Ti farò provare. Non puoi non provarlo. Guarda, scegli il formato. Il numero di pagine. Decidi numero e tipo di foto. Guarda, inizi con pagine semplici, fin quando non trovi il tuo stile. Lo stile. Dio. Lo stile. Il tuo. Per cominciare, però, lasciati dire di non usare tutti i materiali in un’unica pagina. Scegli sempre quelli che si addicono di più alle foto. Inserisci, poi, gli elementi base: foto, titolo, journaling. Poi vai di abbellimenti. E il gioco è fatto” ti dice, ed è estatica.
Ci sono concorsi scrapbooking. Boh? Tiri fuori un altro paio di pantaloni. Ci sono blog
scrapbooking. Boh? Osservi la patta dei pantaloni. Ci sono centinaia di scrapper. Centinaia di
blogger scrapper. Boh? Non puoi crederci. Anche questi pantaloni non hanno il bottone. Controlli la camicia. Non ci sono bottoni. Nemmeno sulle maniche. Ma cosa…? Embellishments. Mentre ancora stai pensano allo scrapbooking, questa è la parola che pensi subito. Embellishments.
Non trovi più un solo bottone. Da nessuna parte. Non sulle giacche. Non sui cappotti. Non sulle camicie. Non sui pantaloni. I bottoni in tutta la casa. Embellishments. Che scherzo è questo? Boh? Vuoi vedere che… La virago. La valchiria. La mangiauomini. La ladra. La ladra di bottoni. Non perdevi i bottoni per lo stress… No. Macchè stress… Non era per la metro. Non era per i tassisti. Non era per Roma. Roma è una città fantastica… No. Era per la virago. La scrapper.
La ladra. Ecco perché ti frequenta. Embellishments. Non per il tuo stile. No. Non per i ristoranti.
Per Alberta Molinari. Per Fritz August Breuhaus. Per Lennie Tristano. Per la pasta di Pierina.
Non per il tuo stile. Dio. Lo stile. No. Perché ti vede come uno scrigno. Di embellishments. Per questo. Per saccheggiarti. Per la sua mania. Che rabbia…
Prendi una cintura. Ti metti un maglione. Esci di casa. Vai a riprenderti i bottoni. Sì. Adesso le fai vedere chi è uno che sa fare le cose per bene.